In questi giorni diverse persone mi scrivono per ricevere aiuto: c’è chi si sente in ansia, chi depresso, chi ha paura; minimo minimo sono annoiati dal dover stare a casa.
Allora, pensando a ciò che innanzitutto faccio io, cerco di dare dei consigli.
Come ha spiegato lo psichiatra e filosofo Raffaele Morelli, il cattivo umore, intaccando il nostro sistema endocrino, abbassa le difese immunitarie, e noi dobbiamo invece tenerle alte, sostenendo razionalmente il nostro umore.
Lo so che sembra un controsenso: la razionalità e le emozioni sono due cose diverse, ma il fatto è che con la ragione possiamo creare le condizioni affinché il nostro umore migliori.
Per prima cosa ascoltiamo o leggiamo le notizie sul virus (e anche le altre) 1 sola volta al giorno, perché è giusto tenerci informati. Per il resto ascoltiamo musica, guardiamo programmi divertenti, che ci facciano sorridere. Dobbiamo essere fiduciosi. Costringiamoci a cantare, magari assieme ai nostri figli (non dimentichiamo che per loro è molto più difficile restare in casa e non interagire con i coetanei), e a giocare con loro. Inventiamo nuovi giochi, o riscopriamone di vecchi. Per un poco torniamo bambini: ci farà bene.
Tutto aiuta. Questo è un momento pesante, ma se rispettiamo le regole ne verremo fuori. Niente dura per sempre …
Chi ha un giardino è fortunato: può lavorare o passeggiare all’aria aperta, unendo l’utilità allo svago. Il verde e l’aria aperta ci fanno bene: il nostro sistema emotivo ne trarrà un gran vantaggio.
Gli altri nelle ore più calde lascino le finestre aperte, dalle quali possano entrare i raggi di sole.
Quindi, aria aperta, verde, sole (sempre nel rispetto delle regole): sono tutte cose che aiutano a migliorare l’umore.
Chi non può uscire “ribalti” la casa; la pulisca (così ripulisce la mente dalle emozioni negative); la riordini; riordini stanza per stanza, armadio per armadio (serve a riordinare le idee, ad eliminare vecchi pensieri per far posto a quelli nuovi). I gesti che facciamo possono avere un significato intrinseco, sono simbolo di qualcosa di più profondo dell’atto stesso.
Inoltre: il movimento è vita. Quindi si può fare anche un po’ di ginnastica. Ognuno sa quali sono i propri punti deboli e di conseguenza farà gli esercizi che gli servono: di stretching, di potenziamento o ambedue (se non lo sa, appena è finita l’emergenza si rivolga ad un fisioterapista, così la prossima volta saprà come occupare il tempo).
Quindi la parola d’ordine è “movimento, movimento, movimento”. Nella peggiore delle ipotesi si può salire e scendere più volte le scale di casa, della cantina, del soffitta, del garage, … Usiamo la fantasia per tenerci costantemente occupati, e diamoci delle regole per non lasciarci sopraffare dalla situazione.
Quindi, la giornata del resiliente (chiuso in casa senza poter andare al lavoro), potrebbe essere così:
sveglia mezz’ora o al massimo 1 ora più tardi del solito
un po’ di meditazione
se c’è il giardino, corsetta o passeggiata; se c’è il cane, idem vicino a casa; se no, ginnastica in casa
colazione (leggera, perché probabilmente faticheremo meno del solito)
pulizie di casa (così anche coloro che non le conoscevano, faranno una nuova esperienza)
preparazione di un pranzo leggero ma appetitoso, facendosi aiutare dai bambini
segue, ora che il sole non è ancora forte, un breve riposino in giardino, terrazza, o davanti alla finestra
nel pomeriggio risistemazione della casa, delle carte o strumenti di lavoro; possiamo cambiare la disposizione dei mobili, oppure dell’archivio nello studio
preparazione della cena con una nuova ricetta
in serata TV, letture, giochi di società con i figli: se siamo riusciti a muoverci durante il giorno, riposeremo volentieri.
La domenica facciamo una torta, o comunque qualcosa di speciale, per identificare il “settimo giorno”.
… e infine c’è il “colpo di vita”: 1 volta la settimana possiamo andare a fare la spesa, rigorosamente da soli e mantenendo 1, meglio 2 metri di distanza di sicurezza (molti ormai usano anche la mascherina e i guanti monouso).
A volte i comunicati istituzionali, i toni giornalistici, le regole e i divieti ci fanno pensare ad una situazione di guerra; ma chi la guerra non l’ha vista, come me, pensi solo che quei soldati vivevano in trincea, andavano a morire; noi dobbiamo solo stare sul divano.
Ringraziamo di cuore tutto il personale sanitario che sta veramente in trincea; noi, che stiamo a casa, prendiamola serenamente come un’occasione per imparare qualcosa di nuovo, per riflettere su noi stessi e la nostra vita, per cambiare ciò che non funziona così com’è.
Solo allora veramente andrà tutto bene.