Lo shiatsu è stato ideato dal giapponese Tamai Tempaka nel 1915, e ufficialmente riconosciuto come metodo terapeutico dal governo giapponese nel 1964, che ne sancì la differenza da una più antica forma di massaggio.
Al contrario di quest’ultimo utilizza un numero limitato di tecniche, e ad un osservatore esterno potrebbe sembrare un trattamento troppo delicato, o addirittura inefficace: una seduta, infatti, consiste nella rotazione degli arti, e in una pressione rilassata su alcuni punti del corpo, esercitata con il palmo, il pollice, le nocche della mano, o il gomito. Ma, tramite questi semplici e leggeri movimenti, l’energia all’interno del corpo si muove, raggiungendo i punti in cui è carente, e allontanandosi da quelli in cui risulta eccessiva.
Questa manipolazione, associata a tecniche respiratorie, si propone infatti di ristabilire il libero fluire dell’energia all’interno del corpo, seguendo i principi di Medicina Tradizionale Cinese, che è stata introdotta in Giappone dai monaci-medici buddisti, e poi modificata nei metodi dai Giapponesi.
Per la Medicina Tradizionale Cinese un disturbo non è soltanto un evento che si verifica nel punto in cui lo percepiamo, ma è dovuto ad un blocco del Qi (l’energia vitale che scorre in tutto il corpo), a sua volta causato dalle circostanze del momento e dal modo di percepirle di un determinato individuo.
Il trattamento viene effettuato sulla persona vestita con abiti comodi ma leggeri, preferibilmente in fibra naturale (cotone o lana), se possibile senza cinture, cerniere o altro di metallo o plastica.
La durata è di circa 1 ora.