La parola fitoterapia significa letteralmente terapia vegetale, in quanto deriva da Phyton, che in greco antico significa, appunto: pianta, vegetale. Ma questo termine vuol dire anche creatura, essere, poiché la radice della parola deriva dal verbo phyto, che significa generare, o essere generati.
Il regno vegetale infatti è l’unico autotrofo, cioè in grado (grazie al sole) di trasformare, con la fotosintesi clorofilliana, sostanza inorganica (anidride carbonica e acqua), in sostanza organica (glucosio). Le piante pertanto sono alla base della catena alimentare, in quanto il regno animale (e quindi anche noi umani) può cibarsi soltanto di materiale organico (piante e altri animali).
Dobbiamo quindi alle piante la nostra possibilità di vita: esse sono e danno origine alla vita sulla terra.
A differenza dell’allopatia che, in quelli che chiamiamo abitualmente farmaci, utilizza i singoli principi attivi sintetizzati in laboratorio, pertanto non naturali, la fitoterapia si avvale spesso del fitocomplesso, ovvero la pianta intera.
Questa è un organismo, una entità biochimica, che svolge il suo ruolo terapeutico in “toto”, cioè in un insieme di principi attivi e coadiuvanti, la cui sinergia è senz’altro superiore all’efficacia della semplice somma degli stessi.
Il “totum terapeutico” agisce per risonanza, in base al tipo di malattia da trattare, ma anche in riferimento alla forma della pianta, e agli archetipi planetari che associano oppure oppongono il disturbo, il soggetto e la pianta stessa.
Ricordo infine che la parola farmaco deriva dal greco Pharmakon che significa veleno (ma anche medicamento, rimedio), e forse per questo molte persone scelgono prodotti naturali. E’ importante però essere consapevoli che i veleni sono normalmente presenti anche in natura: la fondamentale differenza fra un veleno e un prodotto terapeutico è la dose.