Non esiste giusto o sbagliato.
Ieri in studio qualcuno mi ha chiesto “secondo lei c’è tanto lavoro da fare (su di me, n.d.r.)?
Non ho saputo rispondere, perché non posso decidere io quando il lavoro è finito. Ognuno di noi decide quando imboccare un nuovo percorso, quando attraversare una porta che viene aperta per guardare cosa c’è “al di là”. Nemmeno il terapeuta sa che cosa c’è “al di là”, perché il percorso è diverso per ognuno di noi. E ognuno deciderà quando è ora di cambiare strada. Perché è chiaro che indietro non si torna.
Quando viviamo un’esperienza, difficile o dolorosa, spesso vorremmo “tornare come eravamo prima”. Ma non si torna mai come prima, perché l’esperienza ci ha cambiato. Ogni piccolo accadimento della vita serve alla nostra evoluzione (figuriamoci uno grande!). Se così non fosse, avremmo vissuto un dolore inutile; ma niente è inutile nella nostra vita: tutto serve all’evoluzione, personale o universale (che poi sono la stessa cosa, dato che noi siamo parte dell’universo).
Ma, per tornare alla domanda iniziale: ognuno deve scegliere i tempi e i modi giusti per sè. Ciò che consiglia il terapeuta potrebbe non essere giusto per il soggetto, se lui sente così. E il soggetto può scegliere qualcosa che il terapeuta non condivide, se egli sente che è giusto per sè.
Giusto o sbagliato non esiste. La verità assoluta non esiste. L’unica cosa di cui dobbiamo preoccuparci è che il nostro operato non arrechi danno o sofferenza ad altri. Per il resto: dobbiamo imparare ad ascoltarci, e sentire cosa è giusto per noi, eventualmente con l’aiuto di un terapeuta che, senza giudicare, si limiterà a mostrarci le porte aperte.