Poco meno di un mese fa ci ha lasciati un noto personaggio dello sport e dello spettacolo, e abbiamo saputo che la sua ultima parola è stata “grazie!”
Quest’uomo dal cuore d’oro conosceva l’importanza di questo termine, che è un regalo benefico per chi lo dona e per chi lo riceve.
Da piccoli ci insegnano a dirlo per educazione, ma spesso crescendo tendiamo a pensare che sia superfluo: dal nostro orgoglio di adulti ci pare quasi un segno di debolezza, un rendere palese la nostra dipendenza da colui che ringraziamo, l’ammissione di essere in debito verso la persona a cui lo diciamo….
Quando si reimpara a dire grazie, non se ne può più fare a meno.
Ci si rende conto che questa piccola parola, giusto riconoscimento di qualcosa di positivo che ci è stato dato o fatto, dà una grande gioia a chi la diciamo, e pure a noi che l’abbiamo detta. Nell’attimo in cui la pronunciamo ci liberiamo dal nostro debito, ma nel contempo creiamo una diversa connessione con l’altro: la reciproca consapevolezza che qualcosa di bello c’è stato fra noi, e per un attimo ci ha unito. C’è stato (a volte inconsapevole) amore nell’atto verso di noi, e altrettanto inconsapevolmente restituiamo amore nel ringraziare. E poiché è amore quello che unisce tutto ciò che esiste, dando origine all’armonia dell’universo (un tutto unico in cui ogni cosa, persona, o fatto dell’esistenza sono sempre collegati fra loro), con questa piccola parola non soltanto facciamo felice l’altro, ma riconosciamo la vita stessa.
E più lo diremo, più insegneremo anche ad altri il suo importante valore, aiutandoli ad essere meno orgogliosi e più armoniosi.